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lunedì 25 luglio 2011

In my heart

Il vero amore non è né fisico né romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.  La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia!
(Gibran) 
 
 

mercoledì 20 luglio 2011

Metti un tigre nel motore



Metti un tigre nel motore è il motto dello spot pubblicitario della benzina Esso, una sorta di mantra con il quale è cresciuta la mia generazione.
L' americana Exxon, una delle famose “sette sorelle”, nota in Europa come Esso, lancia nel nostro continente il personaggio del Tigre, che tanto successo aveva riscosso oltre oceano.
Alla fine degli anni ’60 chi voleva ostentare le sue virtù di automobilista aveva cura di esibire la coda del Tigre appesa allo specchietto retrovisore. In mancanza di questo “gadget” si limitava ad attaccare l’adesivo “Metti un tigre nel motore”.
Oggi se fai un pieno di diesel in Europa, senza saperlo, diventi complice dei cambiamenti climatici, della deforestazione e dell’estinzione della tigre di Sumatra! Greenpeace in un nuovo rapporto ha scoperto che il diesel europeo viene regolarmente miscelato con i biocarburanti più dannosi per le foreste, cioè quelli prodotti da colza, soia e olio di palma. 
La produzione di biocarburanti, infatti, può accelerare i fenomeni di deforestazione, a causa del cambio indiretto dell'uso dei suoli. Facciamo un esempio: quando questo processo coinvolge terre già destinate all'uso agricolo, si verifica la necessità di "spostare" la produzione agricola altrove. Purtroppo, troppo spesso questo accade a scapito delle foreste e comporta un ulteriore aumento delle emissioni di gas serra prodotto dalla degradazione di estese aree verdi.

Per redigere il  rapporto "Metti (l’estinzione di) un tigre nel motore" Greenpeace ha raccolto 92 campioni di diesel in stazioni di servizio delle principali compagnie (tra cui Esso, Agip, Shell) in nove Paesi europei e li abbiamo inviati a un laboratorio tedesco specializzato nelle analisi dei carburanti.

Tra i campioni, quelli con la maggiore percentuale di biocarburanti – tra il 5 e il 7 % - sono stati trovati in Francia, Germania, Italia, Svezia e Austria. Mentre in Francia la coltura più utilizzata è la soia, in Italia è stata riscontrata un’altissima percentuale di olio di palma.

La colpa? È dell’Unione Europea, che spinge per l’adozione cieca dei biocarburanti senza distinguere tra quelli che aiutano il clima e quelli che invece sono un pericolo per il Pianeta. Servono subito leggi in grado di limitare l’uso di quei biocarburanti che distruggono clima e foreste e di favorire soluzioni più efficienti.

Greenpeace chiede:
- l’introduzione di normative vincolanti per aumentare l’efficienza dei motori e ridurre l’uso di ogni tipo di carburante, inclusi i biocarburanti;
- una legislazione che obblighi i produttori di energia a calcolare le emissioni dei biocarburanti includendo quelle derivanti dal cambio d’uso dei suoli indiretto;
- che per il raggiungimento degli obiettivi di abbattimento delle emissioni stabiliti nei Piani Energetici degli Stati membri non vengano tenuti in considerazione quei biocarburanti che non garantiscono una reale riduzione delle emissioni rispetto ai carburanti convenzionali.
Fonti: http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/news/biocarburanti-deforestazione-clima/
http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2011/foreste/Report-biodiesel%20def.pdf