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venerdì 14 ottobre 2011

Il paese degli asini


"In un villaggio, un certo giorno apparve un uomo distinto in giacca e cravatta. In piedi su una cassetta della frutta, strillava ai passanti che avrebbe pagato 100 € in contanti per ogni asino che gli fosse stato offerto. I contadini erano effettivamente un po' sorpresi, ma il prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua.

L'uomo ritornò il giorno dopo e, questa volta, offrì 150 € per ciascun asino acquistato. Anche in questa occasione molte persone vendettero i propri animali.

Il giorno seguente, egli offrì 300 € a quelli che non avevano ancora venduto i loro animali, riuscendo in questo modo ad acquistare tutti gli asini rimanenti. Constatando che, ormai, nel paese non rimaneva più alcun somaro da acquistare, l'uomo annunciò che sarebbe ritornato la settimana successiva per acquistarne altri, al prezzo di 500 € l'uno.

Il giorno dopo, l'astuto trafficone affidò a un suo complice la costosa mandria, e lo incaricò di andare al villaggio a vendere gli animali al prezzo di 400 € ognuno.

Abbagliati dalla possibilità di realizzare un utile di 100 € la settimana seguente, quando li avrebbero rivenduti a 500 €, tutti gli abitanti del villaggio si ripresero gli asini, pagandoli fino a quattro volte in più rispetto al ricavo delle loro vendite!

Per reperire il denaro necessario all'acquisto dei somari, i paesani si indebitarono con la banca.

Come era prevedibile, i due faccendieri si dileguarono con i soldi, rifugiandosi in un paradiso fiscale, mentre gli abitanti del villaggio rimasero a bocca asciutta, con i loro asini ormai senza alcun valore, e indebitati fino al collo.

Gli sventurati paesani provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti. Il corso dell'asino era crollato. Gli animali furono sequestrati dal banchiere e affittati ai loro precedenti proprietari.

Nonostante ciò, il banchiere andò a piangere dal sindaco, rimostrando che se non avesse potuto recuperare i propri crediti, sarebbe stato rovinato. Lo minacciò che, in tal caso, la banca avrebbe chiesto al comune la restituzione immediata di tutti i prestiti e mutui.

Per evitare un simile disastro, il sindaco, invece di aiutare gli abitanti del suo villaggio affinché si liberassero dai debiti contratti con la banca, finanziò il banchiere indebitando così ulteriormente il comune e i suoi cittadini. La banca accresceva il suo patrimonio, e al tempo stesso incrementava il proprio credito verso l'amministrazione comunale e i cittadini.

Infatti, il denaro poteva essere prodotto esclusivamente dalla banca, che poi lo prestava alla comunità caricandolo di interessi, e interessi sugli interessi senza fine.

Interessi su interessi per sempre che, via via, inevitabilmente, diventavano sempre più insostenibili.

Il comune aveva sottoscritto strani accordi con il banchiere il quale, guarda caso, era anche amico del sindaco e primo assessore comunale. Questi accordi, celati alla popolazione, consentivano il trasferimento della sovranità monetaria, ovvero il diritto di creare denaro dal nulla, senza copertura alcuna, dal comune alla banca. Il comune aveva sottoscritto in gran segreto un accordo-capestro, con il quale proibiva a sé stesso di emettere moneta senza indebitarsi con la banca.

Insaziabile come non mai, il banchiere, dopo aver rimpinguato le sue casse, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio, e neppure quelli del paese. Tutti quanti continuarono a essere oppressi e in balìa delle arbitrarie decisioni del banchiere.

I conti pubblici, strozzati dalla garrota degli interessi sul debito, peggiorarono fino a creare una vera e propria crisi irreversibile.

Fu allora che i governanti del villaggio chiesero soccorso ai villaggi vicini. I capo-villaggio si riunirono in un grande consiglio generale, che durò molti giorni. I sindaci, accompagnati dalle migliori zucche del loro paese, si confrontarono, litigarono, discussero a lungo, per constatare infine di essere incapaci di trovare una vera soluzione all'enorme problema.

Tutti quanti stavano vivendo la medesima disgrazia, e ognuno anteponeva gli interessi del proprio campanile a quelli comuni. Questa egoistica divisione faceva il buon gioco dell'avido banchiere succhia-sangue, che se la rideva di gusto.

Avendo adesso campo libero, l'usuraio legalizzato decise di rubare i lecca lecca ai bambini, con il permesso e la complicità dei loro genitori. Danno e beffa messi assieme procuravano al banchiere un sottile e malsano brivido di piacere. Egli impose ai capi dei villaggi di aumentare le tasse e diminuire la spesa sociale. Meno soldi alle famiglie, alle attività locali, alla sanità, alla scuola. Tagli generalizzati e dannosi per la spesa sociale nel suo complesso. Venne innalzata l'età per il pensionamento, con la conseguenza di togliere ogni speranza alle prospettive di vita dei moltissimi giovani, da molto tempo ormai disoccupati in alta percentuale.

Furono licenziati moltissimi dipendenti pubblici e abbassati i salari ai lavoratori, gli orari e le condizioni lavorative peggioravano, la sicurezza nei luoghi di lavoro diminuiva sempre più. Decenni di importanti conquiste sindacali andarono perdute nel giro di poco tempo.

Tutto questo serviva soltanto a incrementare le casse della banca e a gonfiare le tasche del banchiere, mentre i governanti dicevano che tutto ciò era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini. Qualche assessore di maggioranza provò a dire che, forse, la colpa del disastro era proprio degli asini, che non si erano opposti alla loro vendita. Nel frattempo qualcuno scoprì che il banchiere e i due truffatori erano soci in affari, con tanto di casa alle isole Bermuda, acquistata con il sudore della fronte ... degli altri! Certo, questi loschi figuri sapevano anche essere molto generosi, soprattutto con i soldi altrui. Infatti i tre faccendieri promisero di finanziare la grandiosa campagna elettorale del sindaco uscente, che non poteva certamente permettersi di rinunciare alla sua carica a causa di certe vicende giudiziarie pendenti.

Nessuno prendeva in considerazione la possibilità di dichiarare il debito illegittimo e di arrestare il banchiere. Nessuno contemplava l'evenienza di restituire la sovranità monetaria al popolo, in modo che l'emissione del denaro potesse prodursi a credito, senza mai più generare debito. Anzi, per la verità qualche persona c'era. Alcune voci si levavano fuori dal coro, ma queste persone non avevano accesso ai gazzettini locali, pochi avevano modo di conoscerle e sentirle. Quasi nessuno comprendeva veramente il loro messaggio, e chi lo comprendeva non aveva interesse a farlo conoscere alla popolazione."

"Questa storia non è finita qui, il finale è ancora tutto da scrivere. Tu, si, proprio tu. Cosa faresti al posto degli abitanti del villaggio? La vicenda qui narrata ti ricorda qualcosa che appartiene alle nostre vite?"

Ritroviamoci tutti nelle strade dei nostri villaggi sabato 15 ottobre 2011, partecipiamo tutti alla Giornata Internazionale degli Indignati ... e ... fai circolare questa "storiella". 




7 commenti:

  1. a roma è scoppiato l'inferno, forse pilotato!

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  2. @Antonio: è stato senza dubbio pilotato!!! ci ha trovati impreparati ed inermi ed il giorno dopo non si è parlato dei pacifisti 'indignati', ma dei riottosi indegni anche di essere nominati!!

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  3. dopo le proposte indegne di ritorno alla legge Reale e il blocco di ogni manifestazione a Roma è evidente che hanno lasciato fare i black block

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  4. Beh.... abbiamo visto quello che è successo a Roma... mi ricorda troppo quello che ho vissuto per il G8 a Genova...
    Non ho parole per descrivere queste persone...
    Cambiando discorso... grazie intherainbow della visita e degli auguri sei stata gentilissima...
    Un abbraccio per una buona notte!!!

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  5. @Antonio,Paola: film già visti ahimè!!!:))

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  6. Mi sembra di cogliere qualche velata allusione. Ma dai....Silvio dice che va tutto bene...abbi FIDUCIA, la voteranno anche in Parlamento

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  7. @Soffio:FIDUCIA????....siamo noi che siamo SFIDUCIATI!!!:))

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