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mercoledì 8 febbraio 2012

La 'russificazione' della bella Italia


L’Italia di oggi assomiglia sempre di più alla Russia degli anni di Eltsin: un Paese segnato dall’esodo di capitale, dalla mancanza di credito e da intransigenti strutture economiche. Il governo Monti sta guardando ad un futuro alquanto difficile.
Le dimissioni di Berlusconi possono essere paragonate al crollo del muro di Berlino: per la Russia, quello storico evento segnò l’inizio di un decennio di violenza, povertà e boria geopolitica. La caduta del re del “Bunga Bunga” rappresenta per l’Italia l’implosione di un modello sociale. Il capo del Governo Mario Monti deve affrontare l’arduo compito di evitare che il 2010 italiano somigli al 1990 russo.
Come accadde in Russia, il capitale sta abbandonando il Paese. Ciò è dovuto al timore di nuove tasse – oltre a quello di una recessione economica ancora più profonda. Questa corsa agli sportelli rappresenta solo un aspetto del problema dominante che colpisce il sistema finanziario. A causa dell’aumento dei rischi riguardanti i prestiti, dal 2008 le banche hanno iniziato a far rientrare i crediti, mettendo in difficoltà economiche molte imprese medio-piccole. Inoltre, undici anni fa l’indice T della Borsa di Milano raggiunse il picco – pari a 49355 – mentre ora è diminuito del 70%.
Esito: le imprese italiane hanno bisogno di soldi, e per gli investitori c’è la possibilità di concludere buoni affari. I soldi della mafia sono a portata di mano. Le organizzazioni criminali godono di un reddito annuo di circa 135 miliardi di euro ed un utile di 70 miliardi di euro: questi capitali devono essere investiti, e l’espansione del potere andrà di pari passo con l’espansione del credito. Il rischio per l’Europa, e per la NATO in generale, è quello di affrontare le minacce di uno Stato “semi-fallito” nel cuore del Mediterraneo.
Finanziariamente parlando, l’Italia soffre di problemi di produttività. La situazione degli affari non è così deficitaria come quella della Russa degli anni ‘90, ma non è in linea con quella degli altri paesi. L’indice di competitività del World Economic Forum pone l’Italia al 48° posto al mondo; uno studio IESE-Ernst & Young sul potere di attrarre investimenti l’ha collocata al 32° posto.
Questi risultati sono dovuti ad una burocrazia italiana malsana e ad un sistema fiscale malato. Il peso delle tasse sui profitti commerciali è pari ad a uno sbalorditivo (e simil-socialista) 68,8%. Le imprese più grandi dipendono ancora dallo Stato: solo alcune non provengono da precendenti monopoli o non si basano su concessioni statali. In pratica, solamente un ristretto numero di ricchi imprenditori controlla le operazioni più importanti e i commerci. Ancora, questa situazione ricorda la Russia: criptici e rigidi esercizi commerciali rimangono al loro posto, prevenendo la nascita di nuove attività o la crescita di quelle di successo. Le poche organizzazioni fiorenti beneficeranno della nuova ondata di privatizzazioni o della vendita di grosse aziende. Una generazione di “oligarchi Italiani” potrebbe presto giungere alla ribalta, così come avvenne in Russia venti anni fa.
Cittadini disillusi accolgono sempre più l’idea di rinunciare all’Euro e di tornare alla Lira. Questa possibilità completerebbe il parallelismo tra un’Italia post-berlusconiana e la Russia successiva al 1989. Nei suoi primi mesi dopo la rinascita, la riesumata Lira verrebbe presa di mira per speculazioni finanziarie, così come accadde al rublo sotto Eltsin. La fuga di capitali subirebbe un’impennata. L’instabilità economica renderebbe impossibili le severe misure finanziarie e l’Italia stamperebbe banconote per coprire l’immenso debito. Così, come per magia, le riesumata Lira diventerebbe il rublo degli anni ‘90!
Inoltre, come nella Russia di allora, la stagnazione economica eserciterebbe un’enorme influenza sulla situazione sociale. Il debito familiare è contenuto, sebbene i cittadini italiani ricevano bassi stipendi rispetto al resto d’Europa. Aumentano povertà e polarizzazione degli introiti, mentre la mobilità sociale è notevolmente diminuita negli ultimi venti anni.
A differenza della Russia, tuttavia, l’Italia può contare su una notevole ricchezza privata, stimata tra 8600 miliardi di Euro – circa 350 mila Euro per nucleo familiare. Soltanto il 22% di questa ricchezza potrebbe ripagare l’intero debito statale. Tuttavia, alcune riforme sarebbero ancora necessarie. C’è bisogno di una nuova leadership per salvare gli italiani da se stessi. Le riforme servono a creare maggiori opportunità di lavoro per i giovani che offrano carriere alternative alla mafia o all’emigrazione. Buona fortuna Signor Monti, buona fortuna Italia!!!
(http://theeuropean-magazine.com/522-casertano-stefano/523-italys-economic-challenges)

4 commenti:

  1. già...buona fortuna ma anche vogliA DI UNA RINASCITA MORALE DOPO I VENT'ANNI DI sILVIO, EPOCA LUNGA QUASI QUANTO IL FASCISMO

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    1. Hai perfettamente ragione....20 anni che ci hanno distrutti e paralizzati. Abbiamo proprio bisogno di una rinascita morale!!!:))

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  2. Considerando un sistema chiuso nella totalità, se si immettono in questo sistema 100 fiches, come si fa ad ottenere all'uscita 105 fiches ?
    In altri termini se consideriamo una scatola il sistema finanziario, industriale, sociale politico ed economico come sistema che non può emettere autonomamente moneta, se immettiamo in questo sistema 100 miliardi di euro (con interesse) , come è possibile ricavarne in uscita 110 miliardi di euro ? Non avendo nesssuno la sovranità monetaria (gli elementi nella scatola) dove verrano presi i 10 miliardi che altro non sono che il debito da restituire ?

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    1. Innanzitutto benvenuto nel mio piccolo salotto virtuale!!
      La tua è una giustissima considerazione!!!... ma se producessimo di più, se l'Italia uscisse da questo torpore in cui è stata cacciata, forse potremmo vedere l'alba e non il tramonto!!!:))

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